Dal 9 Luglio al cinema “Il nemico invisibile” – Recensione

ilnemicoinvisibileL’ultima fatica del regista Paul Schrader che uscirà nelle sale italiane il 9 luglio è un thriller che tenta una denuncia, quella delle istituzioni governative che non sostengono più i valori su cui si basa la società statunitense ma si limitano ad azioni di pura facciata.

In questo clima post 11 settembre troviamo Evan Lake (Nicholas Cage), ex agente della CIA costretto al lavoro d’ufficio dopo che in una missione è stato rapito e torturato dall’estremista islamico Muhammad Banir (Alexander Karim) con profonde conseguenze fisiche ma soprattutto psicologiche.

Si ritiene che Banir sia stato ucciso durante le operazioni di liberazione dell’agente Lake ma quest’ultimo è convinto che il rapitore sia ancora vivo e passa ogni giorno della propria vita a pensare alla possibile vendetta.

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Grazie alle ricerche di Milton Schultz (interpretato da un fin troppo ingessato Anton Yelchin), protetto di Lake, emergono le prove che stavamo aspettando: Banir potrebbe essere realmente vivo e nascosto in Kenya. Intanto però a Lake viene diagnosticata la demenza frontotemporale, malattia dal rapido decorso che colpisce i processi cognitivi e quando i vertici della CIA ne vengono a conoscenza, non interessati alla possibilità di catturare finalmente il terrorista, gli impongono di andare in pensione.

Il nostro protagonista però, sebbene sempre maggiormente colpito dalla malattia invalidante, non può farsi sfuggire l’occasione di rivalsa e aiutato anche da una vecchia fiamma (Irène Jacob) parte per la Romania e poi per il Kenya, accompagnato da Milton, alla ricerca di vendetta.

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La trama non è scontata e prevedibile ma il film non convince appieno, parti del racconto sono inconsistenti (come lo stesso disinteresse nella cattura di uno dei più temibili terroristi) e le interpretazioni non sono delle migliori, lo stesso Cage pur riuscendo a rendere in modo accettabile le contraddizioni causate dalla malattia del protagonista ci propone delle battute che sfiorano il ridicolo.

Il film mira ad essere commerciale ma non regala al pubblico l’intrigo di un thriller ben costruito, né tantomeno l’esaustività di una denuncia sociale limitata alle scene iniziali e alle parole di Evan Lake proposte in apertura e chiusura del film: egli infatti è chiamato ogni anno a tenere un discorso per motivare e ispirare le nuove reclute della CIA.

È doveroso precisare che il regista e parte del cast hanno preso le distanze dalla versione definitiva del film in quanto non si tratta di quella voluta da Schrader, bensì frutto dei desideri della produzione.

 

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