“La Prima Luce” da oggi al Cinema – Recensione

laprimaluce_recensionePresentato al Festival del Cinema di Venezia nella sessione Giornate degli Autori, “La prima luce” sarà in sala dal 24 settembre.

La pellicola di Vincenzo Marra, nonostante le potenzialità del tema trattato, non riesce a decollare: Marco (Riccardo Scamarcio) e Martina (Daniela Ramirez) sono sposati e genitori di Mateo (Gianni Pezzolla); barese lui, sudamericana lei, vivono in Puglia ma il loro rapporto è in piena crisi.

Marco è un giovane avvocato che, oltre all’amore per il figlio, si interessa solo alla carriera, dando per scontata la moglie che è diventata sempre più insofferente, al punto di non riuscire più a continuare a vivere in Italia. Martina cerca di comunicare al marito la sua insoddisfazione e lo informa della sua volontà di tornare nel suo paese d’origine, pieno di opportunità per una vita migliore a differenza di un’Italia pervasa dalla crisi, e di portare con sé il piccolo.

Non avendo il consenso di Marco, che non riesce a vedere un futuro come avvocato in un altro paese e non ha intenzione di separarsi dall’amato figlio, Martina riesce ad espatriare di nascosto e si rifugia a casa della madre. Così inizia l’odissea dell’uomo che, debolmente aiutato dalle autorità italiane, nel pieno della disperazione decide di partire per cercare autonomamente la famiglia scomparsa.

Sebbene il tema attuale e raramente trattato prima delle difficoltà di un divorzio subito dai figli e con le aggravanti delle leggi divergenti di due diversi paesi, il film si rivela un fallimento: nella prima parte, quella che si svolge in Italia, si è invogliati a seguirlo per comprendere le reali relazioni tra i personaggi, le loro componenti psicologiche e le cause della crisi coniugale, ma ciò non viene mai completamente svelato. Tutto rimane molto superficiale: il rapporto tra i genitori e il bambino in primis, con quest’ultimo che quasi non può essere considerato un vero e proprio personaggio in quanto non trova spazio per emergere ma si limita ad essere capro espiatorio delle vicende. Anche nella seconda parte, quella che si svolge in Cile, le situazioni non vengono indagate a fondo e alcuni accadimenti non convincono in quanto a credibilità.

La performance degli attori, invece, è buona (con Scamarcio che riesce a mostrarci la disperazione di un padre costretto alla separazione dal figlio) ma ciò non basta a risollevare una narrazione piatta e lenta.

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