“Franny” al cinema dal 23 Dicembre – Anteprima e Recensione

franny_00“Franny”, il nuovo film che vede un poliedrico Richard Gere come protagonista e primo lungometraggio del giovane regista Andrew Renzi, uscirà nelle sale italiane il 23 dicembre.

Richard Gere è Franny, anziano milionario eccentrico e sopra le righe che nasconde un segreto che ha condizionato profondamente la sua vita e continua a farlo.

Molti anni prima, i suoi due migliori amici, Bobby (Dylan Baker) e Mia (Cheryl Hines), sono state vittime, insieme a Franny, di un terribile incidente stradale nel quale hanno perso la vita lasciando la loro figlioletta Olivia (Dakota Fanning). Da quel giorno Franny, rimasto solo e dilaniato dal dolore e dal senso di colpa, si è rifugiato nella propria stanza d’hotel senza uscirne mai, fino a quando Olivia, sposata e in dolce attesa, è tornata in città costringendo l’uomo ad uscire dal proprio nascondiglio.

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Franny, ritrovata l’adorata ragazza, offre a lei e al marito Luke (Theo James) incredibili opportunità entrando nelle loro vite come in modo invadente. Presto i problemi e i segreti dell’anziano filantropo saltano fuori e l’uomo, per non perdere la gioia ritrovata con il ritorno di Olivia, è costretto ad arrendersi alla realtà.

Con quest’opera, Gere da prova delle sue grandi abilità recitative costruendo un personaggio istrionico e complesso, ben approfondito ma comunque un po’ ambiguo.

Come lo stesso attore ha dichiarato in conferenza stampa, infatti, ciò che di più ama dell’essere umano è la complessità, una complessità che ci caratterizza tutti anche se all’apparenza alcuni possono sembrare molto semplici. Il suo intento con Franny, ha dichiarato, è stato quello di non soffermarsi su un solo aspetto della personalità dell’uomo, ma di dare vita ai suoi molteplici e fortissimi lati, dalla gioia ai sensi di colpa, dall’amore alla sofferenza, e di non svelare particolari, come la sessualità dell’uomo, irrilevanti al fine della narrazione.

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L’abilità e l’esperienza dell’attore e la forza del proprio personaggio lo rendono protagonista indiscusso della scena, tanto da eclissare i giovani Dakota Fanning e Theo James, penalizzati anche da una scrittura più superficiale dei ruoli di Olivia e Luke. Il film presenta qualche vuoto di sceneggiatura e qualche passaggio oltremodo sforzato, forse anche a causa della poca esperienza di Renzi nonostante il buon lavoro di determinate situazioni; l’elemento che sorregge l’intera narrazione, però, è la figura di Franny con la magistrale interpretazione di un Gere che non ci fa rimpiangere il passato da sex symbol.

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Il lungometraggio è un’opera indipendente realizzata con un budget ristretto e girata in breve tempo e Richard Gere ha confidato di amare questo tipo di lavoro, in cui ognuno sa bene quali sono i propri compiti e in cui è tutto condensato e perciò intensificato; ha anche ammesso, però, di potersi permettere film con questo tipo di budget solo grazie ai suoi successi passati che gli hanno fornito una discreta disponibilità economica, cosa più difficile per i colleghi più giovani. L’attore ha dimostrato di amare il nostro Paese – “Here in Italy I always have a great time because it is such a CASINO!”, ha esordito in conferenza – e non nega che gli piacerebbe girare un film proprio qui; quindi registi italiani, fatevi avanti!

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