Mr. Robot: “il diverso” può diventare un cult anche in Italia – Recensione

mrrobotQuando un tema classico e ricorrente come quello della redistribuzione della ricchezza si incrocia con le tendenze seriali di esaltazione del male, ecco che nasce Mr. Robot, il telefilm statunitense destinato a lasciare col fiato sospeso gli spettatori di tutte le età e di tutti i gusti.

Eravamo già abituati al rovesciamento del bene e del male: i grandi telefilm degli ultimi anni avevano ormai abbandonato definitivamente il mito del bello e del buono, il mito dell’eroe, come dimostrano i grandi successi di Dexter o Breaking Bad, tanto per citare i casi più eclatanti. Con Mr. Robot si fa un passo successivo: il protagonista non è solo, o meglio non è tanto, cattivo, quanto “diverso”, come lui stesso ammette fin dal primo episodio. Così, il processo di identificazione da parte degli spettatori è garantito, soprattutto per quanto riguarda i giovani, segmento particolarmente incline ai momenti di solitudine, a sentirsi incompreso, anormale e fuori dal mondo.mrrobot_3

Solitudine e diversità, dunque: se si aggiungono la critica sociale, la lotta al Grande Fratello onnipresente nella società odierna, il far leva sui peccati più o meno grandi che le persone comuni commettono quotidianamente e la paura che un po’ tutti abbiamo di essere osservati, ecco che si capisce subito come Mr. Robot abbia tutte le carte in regola per fare presa anche in Italia, dopo una ventata di successo ottenuto rapidamente in America. Neanche un anno dopo lo sbarco sulle reti statunitensi, infatti, Mr. Robot fa la sua comparsa anche nello scenario italiano, grazie a Premium Stories.

Potrei stare qui a descrivervi il senso di empatia, di entusiasmo e di curiosità che mi hanno lasciato i primi due episodi; potrei raccontarvi qualcosa del protagonista, sottolineare come tutto il telefilm si basi sui suoi monologhi interiori, o meglio con i discorsi che lui fa al “personaggio inventato” che ospita nella sua testa, ma ci sono alcune frasi da lui pronunciate che esprimono a pieno il senso di Mr. Robot (almeno questo ve lo dico subito però: Mr. Robot non è il soprannome del protagonista, ma di qualcosa ben più grande di lui in cui si imbatte. Sarebbe più appropriato dire “da cui viene appositamente scelto e trovato”, ma se volete saperne di più, iniziate a seguire il telefilm, e già dal primo episodio non riuscirete a staccarvi!).

mrrobot_2

Come avrete capito, fin da subito proverete un misto di simpatia e tenerezza per il protagonista: lui è un hacker giustiziere di notte, ma un semplice ingegnere di giorno (non vi sembra un po’ familiare questo schema? Sì, è proprio quello di Dexter!); divide il mondo in buoni e cattivi (“lei è una dei buoni”; “lui è troppo stupido per essere cattivo”); critica aspramente la società (“tutti i nostri eroi sono falsi”, “vogliamo essere anestetizzati”, “siamo dei codardi”); parla di sociopatia, ma il suo segreto ce lo svela prestissimo, ed è abbastanza emblematico per comprendere il suo approccio alle relazioni, ma anche i risvolti che possiamo aspettarci nella trama (“Sono bravo a leggere le persone. Il mio segreto è che cerco sempre il peggio in loro”).

mediaCommenti