American Pastoral: Ewan McGregor e la sua “prima volta” da regista, in sala dal 20 ottobre

americanpastoral_00Il celebre romanzo di Philip Roth “ Pastorale Americana”, che all’autore è valso il Premio Pulitzer nel 1997, portandolo nel limbo degli scrittori più affermati d’America. Come molti sapranno le vicende del protagonista “lo svedese” (Ewan McGregor nel film) e della sua famiglia sono ambientate in un periodo che fu molto cruciale per gli States: ci troviamo infatti tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio dei ‘60 e il paese dei sogni era sconvolto da tumulti sociali causati dalla fine della discriminazione dei Blacks ed allo stesso tempo dalle proteste per la guerra in Vietnam. Il protagonista è il proprietario di una piccola-media impresa che produce pregiati guanti di cuoio, vive fuori città con la moglie Dawn (Jennifer Connelly), ex Miss prima, allevatrice di bovini poi. La loro vita sembra perfetta: la giovane coppia mette al mondo una bambina che però ha qualche problema nel pronunciare le parole. La psicologa da cui la piccola è in cura rivela ai genitori che in realtà la loro figlia, dietro la sua balbuzie, cela delle profonde problematiche con la famiglia, che però vengono ignorate.

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Con il passare del tempo la giovane Merry (Dakota Fanning) in età adolescenziale inizia ad avvicinarsi ai movimenti sovversivi andando sempre più contro la società in cui vive e contro la sua famiglia. Il punto cruciale sarà quando la giovane commetterà un atto irreparabile e sarà costretta alla fuga. Inizia così la distruzione del “sogno americano” di quella perfezione che molto spesso è  solo apparente, ma che faceva parte della visione maniacalmente perfezionista dell’America post Seconda Guerra Mondiale. Questo periodo storico è la genesi e il fulcro stesso del cambiamento dei modelli di riferimento che gli statunitensi esporteranno nel mondo come un format di successo, ma che è destinato al declino con l’avvento delle diverse correnti Hippie negli anni ‘70.

Ewan McGregor è alle prese con la sua “prima volta” dietro la macchina da presa ed il suo battesimo avviene nel più complesso dei modi: ovvero essere sia il regista che il protagonista del film. In conferenza stampa l’attore, che ricordiamo per i suoi ruoli di spicco in film come Trainspotting, Big Fish e Moulin Rouge, ha ammesso di essersi letteralmente immerso in un mondo che spesso agli attori viene risparmiato (riferimento alla pre e post produzione), ma dal risultato ottenuto possiamo dire che ne è uscito a testa alta.

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L’adattamento cinematografico del testo letterario è riuscito: la sceneggiatura è di notevole spessore e mette ben in luce tutte le caratteristiche peculiari di ogni personaggio, non cadendo quasi mai nel banale e nello scontato. I tre protagonisti sono dei personaggi rappresentati a tutto tondo: Seymour è l’uomo “che non deve chiedere mai” fino al momento in cui non viene implicata sua figlia. Dawn, sua moglie, anche se può sembrare un personaggio marginale in verità è quello che rende meglio l’idea dell’ascesa e del declino dei costumi americani. Alla fine c’è Merry, lei è il simbolo di quell’America che non voleva cedere alla massificazione, che aveva degli ideali talmente forti da portarli alle estreme conseguenze, proprio grazie alla stessa forza che aveva reso gli Stati Uniti la prima potenza mondiale. Grazie a questa giovane ragazza vediamo che questa stessa forza sarà quella che muoverà ancora gli usi e costumi degli americani alla fine degli anni Sessanta.

Ottima prova di Mc Gregor alla regia, notevole la fotografia  e la sceneggiatura.
Poteva essere un film molto complesso da realizzare per via delle tematiche affrontate, Ewan McGregor ha dimostrato una grande abilità anche come regista, rendendo scorrevole ma intenso il corso di una narrazione importante e, in molti casi, spinosa.

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