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Secondo il primo Osservatorio sulla pubblicità Agcom, appena pubblicato, dal 2005 ad oggi la promozione sui media classici si è ridotta del 25% (2,5 miliardi in meno), mentre il webAdv è aumentato del mille per cento, superando quindi gli 1,5 miliardi di euro.
La forza di questa scalata sta sicuramente nel numero degli inserzionisti del canale, del resto i costi di accesso alla televisione rimangono per molti irraggiungibili: sulle 18.000 attività che fanno promozione in Italia solo il 3,5% affida i propri messaggi alla tv.
Budget ridotti moltiplicati per un sempre maggior numero di aziende interessate all’online danno come risultato il secondo posto tra i media più utilizzati. I settori merceologici più sponsorizzati sono Informatica, Tempo libero, Editoria e Finanza/Assicurazioni. Si scommette sul Search (49%), sulla classica Display Advertising (31%) mentre solo una minima parte degli investitori (il 17%) destina parte delle risorse ai Social.
Gradino più basso delle proposte pubblicitarie che offre la rete è per i video, all’11% del totale degli investimenti. Nonostante la modalità si avvicini molto allo spot tv, generando quindi maggiore coinvolgimento sensoriale, il ricorso a tale formato è ancora poco diffuso, forse perchè, più o meno tutti, non sopportiamo di aspettare la fine di un pre-roll prima di poter leggere una notizia o vedere un contenuto YouTube. Sbaglio?