Dutante l’evento The State of Media che si è svolto venerdì scorso a Roma grazie al Centro studi americani e l’Università Luiss i big del giornalismo internazionale Justin Smith, Gerard Baker, Jeff Fager, e David Carr hanno diffuso alcune delle proprie ricette per continuare a sviluppare un’idea di un giornalismo protagonista e vincente nonostante la crisi. Eccole elencate in punti.
Marchio e Missione
Il brand è quel vantaggio competitivo che può avvantaggiare l’industria dell’informazione, bisogna saper far fruttare la propria notorietà offrendo sempre un prodotto di qualità. La missione del giornalismo non cambia: rimane quella di informare, “puntare una luce” anche attraverso i nuovi media. L’industria dell’informazione crea business e profitti solo quando è sana, solo quando c’è contemporaneamente anche una stampa libera e indipendente. Justin Smith ha dichiarato all’incontro «Cambierà la tecnica di raccontare una storia, il modo di scriverla, i titoli, i testi, si useranno più immagini, ma questo non significa che la missione del giornalismo non sia viva e vegeta».
Riguardo all’importanza di un marchio nell’informazione David Carr del New York Times, sottolinea «il brand è importante e resterà importante perché crea e alimenta la fedeltà del consumatore, ma stiamo comunque combattendo una guerra per catturare l’attenzione del consumatore».
Affidabilità e Scelta
Tra le dichiarazioni rese durante l’incontro segnaliamo quella di Jeff Fager che, parlando del suo “60 minutes”, ha ricordato quanto sia importante la scelta, la selezione delle notizie che resta a suo avviso un compito del giornalista e non del consumatore.
«Sento molto parlare della ricerca dei gusti dei consumatori per soddisfarli ma ritengo che spetti ai giornalisti il compito di rendere interessante quello che è importante. È il giornalista che deve fare luce sugli avvenimenti importanti, è la sua responsabilità».
Gerard Baker, parlando della sua avventura al Wall Street Journal, ha sottolineato come per sopravvivere la stampa ha bisogno di essere «indipendente, libera, caratteristiche essenziali per un’economia moderna e per la democrazia».