Google e Microsoft si schierano contro il revenge porn, cioè la diffusione di quei materiali che riguardano nudo esplicito, che spesso finiscono online – il più delle volte dopo la fine di una relazione, per vendicarsi dell’ex – senza il consenso della persona rappresentata.
Entrambe le aziende hanno messo a disposizione dei moduli online perché le vittime di tale pratica possano inviare la richiesta di rimozione di tali contenuti.
Anche alcuni social ci tengono a proteggere i loro utenti da possibili contenuti “nocivi”, ad esempio, Instagram ha recentemente cambiato le norme, consentendo ai propri iscritti di pubblicare foto di cicatrici causate da mastectomie, foto di donne che allattano, nudità presenti in opere d’arte ma verranno cancellate altre immagini di nudità spinte o comunque di carattere erotico. Anche le foto dei bambini nudi o parzialmente nudi, talvolta potrebbero essere rimosse.
Twitter aveva già annunciato la sua collaborazione con Woman, Action & Media (il cui acronimo è WAM), un’associazione no-profit; da questa operazione è nato un nuovo modo per combattere molestie e abusi ai danni delle donne e il cui scopo è quello di risolvere la situazione nel giro di 24 ore: WAM monitorerà i report e li girerà a Twitter che provvederà alla rimozione di essi.