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expoA oltre una settimana dalla chiusura dell’EXPO l’aspetto social e comunicativo dell’evento è da annoverare tra i suoi elementi di forza, come raccontato anche dai dati raccolti da Reputation Manager (www.reputazioneonline.it):

Su Twitter sono 1.649.334 i tweet e 305.128 gli utenti che hanno commentato l’evento dall’inizio.

Su Facebook sono 5 milioni e 750 mila i fan che seguono più di 1.750 pagine ufficiali e non ufficiali dedicate all’evento.

Su YouTube lo spettacolo dell’Albero della Vita è stato visualizzato più 800.000 volte. 21 milioni di visitatori.

Se il Made in Italy fosse un brand sarebbe il terzo marchio più noto al mondo, dopo Coca Cola e Visa” si legge sul Sole24ore online e l’eredità di quest’esposizione universale si carica di ulteriori significati. All’Italia dovrebbero rimanere due padiglioni, quello Zero e, naturalmente, quello Italia, ed il pluri-immortalato albero della vita, che ha fatto da sfondo a tutte le foto degli EXPOvisitatori. D’altronde la grande struttura era l’unica che non necessitasse di fila per essere ammirata perciò l’estetica si univa ad una buona dose di comodità che, con 10 ore di fila stimate, non era certo un dettaglio!

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Germania 1

“Sai oggi ho mangiato in Argentina perché ora non andiamo a fare un giro per il caffè a El Salvador?” e ancora esposizioni di prodotti, strutture iperboliche ed ipercostose, file che valevano un viaggio per la destinazione prescelta e cibi di tutte le forme, dimensioni e colori. C’era veramente di tutto e per tutti all’EXPO.

Le file sono state la parte più contestata, basti pensare che c’è stato chi ha affittato stampelle o persone anziane per superarle (www.reputazioneonline.it). Chissà se ha funzionato anche per Giappone e Kazakhistan, un particolare binomio che prometteva all’incirca 16 ore di fila, per vederli entrambi naturalmente!

Ma volando oltre le polemiche forse l’ape scelta come mascotte da alcuni padiglioni era in qualche modo la metafora più calzante per l’EXPO. Peregrinare qui e lì tra i Paesi sparsi lungo il decumano principale, svolazzare idealmente tra brasserie e Paesi dei quali si apprendeva la collocazione geografica magari solo una volta entrati nel padiglione, dava l’opportunità di farsi impollinare da questo ideale e contraddittorio prato di cemento.

 

 

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Di Piera Francesca Mastantuono

Giornalista e Social Media Curator Lavora come giornalista e social media curator. Approfondisce tematiche di genere e multiculturali alla ricerca di una professione al passo con i tempi che non dimentichi l’etica.

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