Il bando della discordia: cercasi giornalista professionista per lavoro gratuito al Viminale

giornalistaQuella del giornalista è sempre stata una figura ammantata da un pesante cappotto di fascino e mistero, a metà tra lo stupore che genera una creatura mitologica e la condanna di chi vede questa professione come l’emblema del diavolo sceso in terra e votato al potere di turno.
La verità, sarà retorica spicciola ma è pur sempre realtà, sta nel mezzo: se a guidarti è la passione per l’oggettività dei fatti, la possibilità di entrare in contatto con la vita delle persone, tu a quel lavoro dai tutto. A cominciare dal rispetto.

Lo sappiamo che oggi, in Italia, un lavoro come quello del giornalista forse più di altri subisce gli effetti della conclamata crisi economica con cui ci troviamo a fare i conti giornalmente.
Senza contare che se da un lato i blog hanno permesso di dar voce a tutti, dall’altro hanno creato figure di sedicenti esperti che non fanno fatica a definirsi giornalisti.

Colpa anche di dell’assurda idea che regna sovrana secondo la quale basta saper fare qualcosa, quasi bene, per ritenersi esperti fatti e finiti.

Scatto foto con il mio smartphone di ultima generazione? Sono un fotografo.
Cucino piatti con l’aggiunta di spezie a caso? Sono un cuoco.
Mi diverto con il fotoritocco? Sono un grafico.
Scrivo qualsiasi cosa mi gira per la testa o commento notizie che circolano sul web? Sono un giornalista.

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L’elenco potrebbe continuare all’infinito al grido di: basta poco, che ce vò?
Ci vuole, per esempio, l’iscrizione a un albo di professionisti preceduto da due anni di collaborazione retribuita. A questo aggiungete lo studio, il dovere di tenersi informati su quanto accade intorno a noi, i denti da stringere quando ti sembra molto più semplice mollare tutto e guardare altrove.

Poi arriva il giorno in cui il Ministero dell’Interno pubblica un annuncio di lavoro che recita pressappoco così: cercasi giornalista professionista, con comprovata esperienza nel settore dell’informazione e della comunicazione istituzionale, ottima conoscenza della lingua inglese.

Al Viminale vogliono una figura che possa assicurare “un supporto tecnico di alto contenuto specialistico nelle attività e nei processi finalizzati alla comunicazione e all’informazione pubblica istituzionale relativa alle attività che si svolgono nei centri di prima accoglienza, in stretto raccordo con l’Ufficio Stampa del Sig.Ministro”.

L’annuncio è rivolto quindi a un professionista che conosca il caldo tema dell’immigrazione, non stiamo mica parlando di pizza e fichi.
Una posizione di prestigio dunque che richiede un adeguato compenso economico che tenga conto delle responsabilità in gioco.

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Fermi tutti, chi ha parlato di soldi? Chi ha osato pronunciare la parola retribuzione?
Nessuno, tanto meno il Ministro Alfano il quale nel bando si è preoccupato di sottolineare più di una volta che l’incarico è da intendersi a titolo gratuito. Al massimo potete aspirare a un rimborso spese per un contratto part-time senza possibilità di rinnovo alla scadenza dei 12 mesi.

Adesso non fatela troppo lunga, non lamentatevi se chiedono figure altamente professionali senza che queste vengano retribuite. Stringete la cinghia, un pasto al giorno è più che sufficiente per mantenervi in piedi e sbandierare ai quattro venti che lavorate per il Ministero guidato da Angelino Alfano.

Se poi qualcuno si permetterà di farsi una grassa e grossa risata sapendo che lo fate aggratis, abbiate pazienza: è tutta invidia.

Se con credete a tutto quello che avete letto questo è il link al bando ufficiale: http://www.interno.gov.it/it/servizi-line/contratti-e-bandi-gara/procedura-comparativa-conferimento-titolo-gratuito-incarico-prestazione-lavoro-autonomo-occasionale-svolgimento-attivita-comunicazione-esigenze-dipartimento-liberta-civili-e-limmigrazione

Mentre questo è il link all’articolo del Fatto Quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/17/viminale-cerca-giornalista-professionista-ma-lincarico-e-a-titolo-assolutamente-gratuito/2555244/

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