A distanza di sei anni dall’uscita del burtoniano “Alice in Wonderland”, arriva nelle sale italiane dal 25 maggio “Alice attraverso lo specchio”, secondo capitolo del live action targato Disney sulle avventure di Alice e trasposizione cinematografica della seconda opera di Lewis Carroll dedicata alla ragazzina, “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò”.
Dal viaggio di Alice (Mia Wasikowska) nel Sottomondo ne è passato di tempo; in questi tre anni la ragazza è cresciuta e deve fare i conti con i problemi della quotidianità. Una sera, però, la sua attenzione viene attratta da una farfalla che riconosce subito essere il Brucaliffo che lo invita a seguirlo attraverso quello che all’apparenza sembra un comune specchio ma che si rivelerà un passaggio per quel mondo fantastico in cui era già stata da bambina. La Regina Bianca (Anne Hathaway), il Bianconiglio, lo Stregatto e gli altri hanno voluto il ritorno di Alice perché è l’unica che possa salvare il Cappellaio Matto (Johnny Depp) che sta male e non vuole vedere nessuno. Ciò che sta facendo perdere tutta la sua moltezza al Cappellaio e che potrebbe portarlo alla morte è un pensiero che lo ossessiona portandolo a credere che i suoi cari ritenuti morti possano essere ancora vivi. Il Cappellaio pensa che Alice sarà l’unica che gli crederà ma anche per la ragazza è difficile farlo.
L’unico modo per Alice per scoprire la verità sui fatti realmente accaduti è recuperare la cronosfera e tornare indietro nel tempo.
È il Tempo, impersonato e interpretato da Sacha Baron Cohen, il vero protagonista di questo nuovo episodio, disseminato da una moltitudine di aforismi e luoghi comuni sul tempo e sul suo scorrere inevitabile. “Alice attraverso lo specchio” è un film alquanto moraleggiante: oltre al rapporto dell’uomo con il tempo, mette in luce l’importanza della famiglia, sia quella del Cappellaio, che quella delle due regine, che quella della stessa Alice. La regia, stavolta, sebbene rimandi ovviamente ad ambientazioni e suggestioni dello scorso capitolo, non è affidata a Tim Burton che ha partecipato in veste di produttore. Il regista, James Bobin, confeziona un film che come il precedente risulta privo di spunti particolarmente interessanti nonostante le opportunità che una pellicola del genere offre; vedremo se, come nel caso del predecessore si rivelerà un grande successo al botteghino. L’unico aspetto che ravviva la narrazione e salva il film sono le storie passate, che raccontano l’infanzia di Cappellaio Matto e Regina di Cuori e spiegano il perché di molti avvenimenti visti, elemento che rende di fatto questo sequel un prequel.
Inaspettatamente buona la prova di Sacha Baron Cohen che eclissa i personaggi principali, anche quelli amatissimi di Johnny Depp e Helena Bonham Carter.