#Socialcom2016 – Comunicazione e Social a Roma – Reportage

socialcom16_00La comunicazione sui social media per politici, giornalisti, aziende e influencers. Sono stati loro stessi a raccontarla a Roma al #Socialcom2016 il 31 maggio. Il grande evento, tenutosi alla Camera dei Deputati, si è aperto con l’intervento di Riccardo Capecchi, Segretario Generale dell’AGCOM e poi è passata la parola ai politici. La comunicazione sui social media può essere decisiva per la formazione del consenso, eppure Gennaro Migliore (PD), sottosegretario al ministero della giustizia, sostiene che la politica sui social occupi un posto piuttosto limitato. Fondamentale comunque costruire una cultura consapevole della rete. Antonio Palmieri (FI), deputato e responsabile del digitale di Forza Italia, presentato come colui che per primo ha costruito un canale su Internet alla politica, ha definito la comunicazione “un abito su misura”. Per quanto riguarda Internet si è detto convinto che non ci sia distanza tra virtuale e reale, ma che vada inteso “come un ambito della nostra vita”. La comunicazione politica sui social è importante anche perché il futuro è farsi strada tra tutti i profili fake dei politici, spesso scambiati per veri.

socialcom16_02

A parlare di informazione e social media sono poi intervenuti Peter Gomez de “Il Fatto Quotidiano”, Federico Ferrazza di “Wired”, Alessandra Ravetta di “Prima Comunicazione” ed Emiliano Fittipaldi de “L’Espresso”. Gomez ha spiegato come “Il Fatto Quotidiano” sia riuscito a coinvolgere una rete di blogger che potesse creare al proprio sito interazioni e traffico. «Il 67% del traffico sui italiano proviene da Facebook» ha detto la Ravetta. Anche secondo Fittipaldi i social sono veicolo d’informazione, ma c’è da tenere in considerazione che «se gli editori producono in funzione di Facebook e degli altri, sono loro ad avere il coltello dalla parte del manico». Il rapporto di fiducia con i lettori passa per tutti i canali, compresi i social, secondo Ferrazza, direttore di “Wired”. È stata la volta poi di Luca De Biase, di “Nòva – Il Sole 24 Ore” e la questione di come si finanzierà il giornalismo del futuro. Per lui «inventare nuovi modelli di business è totalmente possibile», ma soprattutto «se troviamo il modo di dimostrare che fare informazione è utile alla società, troveremo il modo di farlo».

socialcom16_01

La comunicazione sui social per le grandi aziende è stato un altro aspetto di cui si è discusso. Alicia Matilada Lubrana di Samsung ha portato ad esempio tre case study di utilizzo dei social: per la campagna di sensibilizzazione contro il cyber bullismo #OFF4aDay, per l’anticipazione di iniziative nell’ambito della realtà virtuale e per il lancio del nuovo prodotto Galaxy S7. A parlare di storytelling aziendale e capacità di costruire relazione con il pubblico, erano presenti anche rappresentati di Sisal, Edison e Unipol.

socialcom16_03

A conclusione del convegno il panel dedicato agli influencers. Il discorso si è spostato quindi molto su Twitter. Salvatore Ippolito ha definito Twitter non più un social ma una piattaforma di informazione in tempo reale, a cui è possibile integrare tutta una serie di altre applicazioni: Periscope per le dirette, Tweetdeck per la gestione di diversi account e liste, Snappy tv, Vine e così via. «Fino ad ora non si è ancora parlato di un aspetto importante: gli individui». Così ha esordito Rudy Bandiera nel suo intervento. Chi va sui social, secondo lui, «ci va per cazzeggiare», eppure può incontrare persone con cui stabilisce una conversazione e di cui si fida. Ecco allora che coloro che hanno un’ampia platea con cui comunicare diventano degli influencers. Gianluca Giansante ha parlato, invece, dell’influencer politico. In Italia i politici non usano molto bene la rete e i social, basti pensare che il 72,5% di loro non risponde alle e-mail neppure durante la campagna elettorale. Non sfruttano quindi le potenzialità offerte da Internet. È anche un problema di credibilità. Secondo Benedetto Motisi può essere “presunta, superficiale, stimata e guadagnata”. La credibilità quella guadagnata, quella vera che non mira a rubare tempo e click, è davvero «la chiave di volta per distinguere fake e verità».

mediaCommenti