A lavorare ho cominciato presto, quando avevo 17 anni. Ho sempre sognato di lavorare in televisione, sin da piccolo. Ma il giornalismo, quello vero, è arrivato più tardi in maniera più consapevole dopo essermi laureato in Scienze della Comunicazione. A quei tempi, durante l’università lavoravo con Pupi Avati, un grandissimo maestro per me. È stato proprio lui a scegliermi per andare in video la prima volta. Un grande privilegio ed una scuola. Io poi lavoravo di giorno e studiavo di notte. E le vacanze? A preparare le sessioni di esame. Ne sono felice. Non è stato un percorso ‘comodo’ ma iniziare presto, dal basso, mi ha consentito di maturare tante esperienze in contesti diversi.
Certo che è una professione che consiglio. Quando, recentemente, ho avuto la possibilità di presentare in piazza san Pietro, mi sono fermato qualche istante di fronte a quel microfono e osservando la piazza, ho pensato a quanto siamo fortunati a svolgere il lavoro che ci appassiona. Non tutti hanno sempre a mente l’opportunità e la responsabilità a cui siamo chiamati. Mentre giravo l’Italia per il programma del mattino Bel tempo si spera, a Siracusa mi ha fermato un persona per dirmi: stavo male, sono dovuto restare a casa per tanto tempo, facendomi compagnia mi hai aiutato ad andare avanti, sei diventato di famiglia.
Sei conduttore e giornalista televisivo, come hai adattato le esperienze del media tv a un racconto per l’editoria?
Da quasi un anno, a partire dalla nuova edizione delle 20.30, sono tornato alla conduzione del TG2000 e come inviato (dalla strage di Nizza al terremoto in centro Italia). Le dirette (la mia prima è stata 16 anni fa) ti insegnano i tempi e impongono un estremo esercizio di sintesi. La scrittura di un libro invece ti permettere di navigare in profondità e di traghettare il racconto con ritmi diversi. Questo non significa banalmente dover sviluppare un racconto soltanto in lunghezza, ovviamente. E infatti sono tornato nelle zone del terremoto per raccogliere nuove storie e per approfondire quelle che avevo girato per Tv2000 o per realizzare interviste ad hoc come al primo soccorritore dell’hotel Rigopiano, eroi del quotidiano. Quando l’ho incontrato gli ho rivolto il pensiero che più mi aveva colpito quando la sua storia aveva fatto il giro del mondo. Che cosa desse ad un uomo la forza per affrontare una bufera di neve, di notte, senza alcun mezzo se non sulle proprie gambe, con gli sci, per otto interminabili ore e senza avere certezza di quanto era accaduto. Non c’è dubbio che da ogni persona che incontriamo impariamo qualcosa. Per me e così. E questo libro è stato una sfida. Ho cercato di raccontare esperienze così dolorose anzitutto ponendomi in una posizione di ascolto, senza affondare il microfono, o la penna, nelle ferite. Ma raccontando per non dimenticare e cercando di far filtrare la speranza, da chi ho incontrato in questo duro viaggio.
TV2000 è il canale televisivo che più di altri sta raggiungendo un sempre maggiore pubblico rimanendo coerente rispetto agli inizi (sul satellite) concentrandosi su produzioni di qualità che di regola non dovrebbero richiamare grandi audience. Come motivi il successo crescente di Tv2000?
I miei (bravi) direttori Paolo Ruffini e Lucio Brunelli risponderebbero molto meglio di me a questa domanda. Con loro si lavora di squadra e in sinergia propositiva. Torno dalla presentazione dei palinsesti della rete a Milano dove è stata tanta l’attenzione dimostrata verso la nostra emittente, e i numeri ne sono la forza attrattiva. Io posso dire che sono cresciuto con Tv2000. Anzi che siamo cresciuti insieme. Qui ho condotto programmi di intrattenimento e di informazione, il telegiornale, speciali e approfondimenti ecclesiali. Contenitori, viaggi papali e maratone televisive di ore e ore. Ho sempre accettato le nuove sfide con convinzione ed entusiasmo su spazi ed esperienze rinnovate. Sono sempre stato in prima linea, dal primo giorno di auditel, chilometro dopo chilometro, lavorando sodo e con passione. Sono grato di averne avuto la possibilità. Penso che il successo della nostra rete sia la famiglia che compone Tv2000, ormai siamo più generazioni, segno di una storia che va avanti.
E per me 16 anni sono tanti! Durante tutto questo tempo devo personalmente ringraziare il pubblico di Tv2000 per un affetto straordinario. Quando è nata la mia prima figlia sono stato letteralmente sommerso di regali, giocattoli e vestiti cuciti a mano. Ne uscì anche un articolo su un settimanale. Non ho comprato le scarpine per due anni! E con molti c’è un rapporto di amicizia, nei miei confronti filiale, anche fuori dalle dirette del TG2000.
Recentemente il tuo libro è stato premiato al “Premio Nazionale ed Internazionale Bonifacio VIII” e al “Leone d’Argento”… mi racconti le emozioni di questi riconoscimenti e il fine benefico (quindi le ulteriori gratificazioni) che questo libro porta?
Riconoscimenti come questi, ti incoraggiano a fare di più e meglio. Essere premiato assieme a Maria Falcone, al sindaco di Betlemme o Danilo Rea, tutti così affettuosi con me…Veder letto il tuo libro da Andrea Camilleri, per una iniziativa di solidarietà…tutto questo mi rende incredulo e grato. Io ho solo posato le mie emozioni su quelle pagine, cercando di raccontare quanto vissuto con testa e cuore. Ho deciso di devolvere tutti i diritti d’autore in beneficenza (a Caritas italiana). Sono le storie di chi è sopravvissuto al sisma e gli eroi del quotidiano ad essere premiati come esempi dei nostri tempi.