L’impegno civile passa anche dalla televisione e dai contenuti che propone lo racconta bene il progetto Liberi Sognatori, quattro film, quattro storie vere, in onda su canale 5 in prima serata.
Un ciclo di appuntamenti che hanno come protagonisti uomini e donne che hanno combattuto la mafia e il cui esempio è, spesso, sconosciuto ai più.
Al centro di questi film, ognuno della durata di cento minuti ciascuno, ci saranno le storie di Libero Grassi, Mario Francese, Emanuela Loi, Renata Forte, storie di vita che si muovo sullo sfondo di anni che vanno dagli anni ’70 ai ’90 quando l’Italia era preda di cambiamenti sociali e trasformazioni culturali ma anche vittima di oscure figure che si muovevano nell’ombra e i cui mezzi altro non erano le armi e terrore.
I protagonisti di Liberi Sognatori sono diventati l’emblema di un’Italia che resiste e rifiuta la corruzione in nome della dignità del singolo e di un senso di giustizia collettivo.
“L’esempio di Grassi ha cambiato la vita di molte persone, c’è stata una presa di coscienza” ha detto il regista di Libero Grassi Graziano Diana, “Parlare è importante e centrale e Grassi lo ha dimostrato”. A chi gli domanda se durante le riprese il cast si stato oggetto di intimidazioni il regista ha risposto: “Non abbiamo avuto alcun tipo di fastidio, con la famiglia Grassi e tanti giovani abbiamo partecipato alle feste di Addipizzo, Sono stati momenti davvero significativi. Però, durante un sopralluogo a Mondello qualcosa è accaduto: una coppia mi ha avvicinato e ha iniziato a parlarmi male di Libero Grassi. E per male intendo che non hanno risparmiato calunnie e infamità. È un episodio che ci fa riflettere molto su quanto la figura di Grassi sia ancora oggi considerata scomoda per il suo spessore etico e culturale, per la sua grande ricchezza”.
A prestare voce e volto all’imprenditore padre dell’azienda Sigma e ucciso dalla mafia nel 1991 è l’attore Giorgio Tirabassi: “Quando in un film riesci a toccare una corda particolare, quella che fa ridere e piangere insieme, vuol dire che il lavoro è fatto bene. E questo è un lavoro fatto bene. Grassi è una persona che parlava molto di anima, brillante e rivoluzionario ma anche ironico”. Tirabassi racconta che si è avvicinato alla figura di Grassi con meno ansia e più consapevolezza dopo aver ricoperto il ruolo di Paolo Borsellino in una precedente fiction: “Non volevo interpretare Borsellino, quando me lo hanno proposto ho detto di no. Poi ho pensato alle sue parole, quando dice che avere paura è normale per ogni uomo ma l’importante è che questa sia accompagnata dal coraggio. Allora mi sono detto che se lui nonostante quello che ha vissuto non aveva paura allora io potevo superare la mia e fare il film”.
Giorgio Tirabassi ricorda anche il primo incontro con Alice Grassi, figlia di Libero: “Quando mi ha visto ha detto: tu non gli somigli per niente –sorride, ndr-. E in effetti è vero ma abbiamo voluto raccontare il personaggio senza preoccuparci troppo della somiglianza fisica ma concentrandoci più su quella spirituale, del cuore”.
Nel film che parla di suo padre ad interpretare Alice è Diane Fleri, che commenta con trasporto questo ruolo per lei molto importante: “Ho avuto la fortuna di lavorare per la prima volta con la responsabilità di una storia non solo vera ma importante e ho avuto sin da subito energia e un certo friccichio nei confronti di questa interpretazione. Ammetto che ho dovuto studiare perché non conoscevo la figura di Libero Grassi e credo che questo film farà bene soprattutto ai ragazzi. Storie come questa sono necessarie ancora oggi perché la mafia esiste anche se si muove in modo diverso rispetto al passato. Ho avuto la fortuna di poter conoscere Alice Grassi ed è stata un’esperienza fortissima”.
Donna fiera e indipendente è stata invece Pina Maisano la moglie di Grassi che con lui ha costruito una famiglia, condiviso l’attività imprenditoriale e tante battaglie civili e che nella fiction è l’attrice Michela Cescon: “Ringrazio Pietro Valsecchi per avermi resa parte di un progetto così importante, un’esperienza che porterò sempre con me”.
Pietro Valsecchi, amministratore delegato Taodue, crede che progetti come Liberi Sognatori siano utili soprattutto ai più giovani: “Siamo chiamati a proporre dei buoni contenuti che emozionino lo spettatore e se dietro ciò che creiamo c’è la statura e l’etica di personaggi come Grassi ben vengano questi contenuti soprattutto per i ragazzi perché i film possono segnare profondamente i più giovani al punto tale che, a volte, decidi di farne un mestiere come è accaduto a me”. Valsecchi ha voluto ringraziare in maniera particolare Mediaset perché: “Non ho mai incontrato azienda più libera di Mediaset in vita mia. Se non ci fosse stata Mediaset probabilmente non avrei fatto il produttore. In Rai, quando ho iniziato era tutta una cricca cattocomunista, non bastavano i contenuti: dovevi far parte della cerchia. E io sono anarchico –sorride, ndr-. A Mediaset non ho avuto problemi ho ritrovato la libertà di raccontare il tessuto mafioso che esiste in questo paese”.
Un ruolo di responsabilità quello di un’azienda che secondo il direttore di Canale 5 Giancarlo Scheri: “ha un dovere maggiore rispetto ad altri network perché abbiamo un pubblico più giovane, per questo abbiamo pensato a questi 4, meravigliosi, film ma continueremo su questa strada e non ci fermeremo qui.
Sposo le parole di Pietro, io in Rai ho lavorato e mi sono trovato bene ma la libertà che ho visto in Mediaset non l’ho trovata altrove”.
I film di Liberi Sognatori saranno proiettati nelle scuole, il luogo dove prima di ogni altro si formano le identità civiche del domani e si coltiva la memoria.