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Questa sera non perdetevi la prima puntata della serie tv che ha stregato l’America: Blindspot.

Arriva su Italia 1, ogni martedì in prima serata, la serie-fenomeno che ha conquistato 15 milioni di telespettatori in Usa, vincitrice del Critics Choice Award.

Tutto inizia a Times Square dove in mezzo alla folla un poliziotto nota un borsone abbandonato. Vengono allertati gli artificieri quando d’improvviso qualcosa si muove, la cerniera del borsone si apre e ne esce una donna completamente nuda e ricoperta di tatuaggi dalla testa a i piedi.

La donna ha perso la memoria e le viene ribattezzata Jane Doe, nome assegnato a coloro che perdono la propria identità.

Ma quale significato hanno i tatuaggi che ricoprono interamente il suo corpo? E cosa si cela nel passato di questa giovane donna?

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Toccherà all’agente dell’ FBI Kurt Weller e alla sua squadra indagare per decifrare i numerosi tatuaggi e i misteri legati a Jane il cui DNA risulta essere quello di Taylor Shaw, vicina di casa di Weller quando erano bambini, rapita 25 anni prima e creduta morta.

La serie è ideata e prodotta da Martin Gero e Greg Berlanti definito “il Re Mida della nuova Hollywood”. A Berlanti si devono i successi delle serie tv più amate negli ultimi anni: “Arrow”, “The Flash”, “Supergirl”, “Legends of Tomorrow”.

Per Entertainment Weekly, considerata la bibbia della tv, Blindspot è “il miglior successo dell’anno” e Berlanti a tal proposito ha dichiarato: “un buon thriller, se davvero buono, è universale”.

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Cosa rende speciale Blindspot oltre alla fitta trama di mistero che avvolge la storia?

I 200 tatuaggi che coprono il corpo della protagonista che si è sottoposta a 6 ore e mezza di make up al giorno, i titoli degli episodi che in originale sono degli anagrammi, il claim originale che recita “Piecing together her past. One tatoo at a time” e la presenza tra gli sceneggiatori di un esperto di puzzle del New York Times.

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Ma la vera chicca è nel nome che la donna assume una volta che viene ritrovata, Jane Doe.

Il termine identificativo “Jane Doe” risale ai tempi di Edoardo III di Inghilterra e all’epoca veniva utilizzato al maschile, John Doe, per indicare un ipotetico proprietario terriereo. Col tempo l’espressione cominciò ad essere utilizzata per riferirsi a una persona dall’identità sconosciuta come nel caso di un cadavere non identificato.

In Italia l’equivalente lo ritroviamo nei termini Ignoto o NN (dal latino nomen nescio) o nelle epressioni di uso comune utilizzate quando ci riferiamo a persone di cui non conosciamo il nome identificandole come Tizio, Caio, Sempronio e Pinco Pallino.

Blindspot potete seguirlo sul web grazie al sito www.blindspot.italia1.com e all’hashtag #blindspot1.

Un tatuaggio è il tratto indelebile di una storia sulla pelle di chi lo porta.
Quale sarà quella di Jane Doe?

Non ci resta che sintonizzarci su Italia 1 per scoprirlo.

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Di Raffaella Berardi

Articolista su Spettacolo e Web. Pugliese doc, divoratrice di libri, affamata di storie. Ricercatrice seriale di domande che le risposte non bastano mai.

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